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Lega della Terra: Stop al progetto della Centrale Idroelettrica sul Fiume Mincio

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Oggi pubblichiamo un’interessante lettera aperta inviata da Jacopo Angelini relativa all’opposizione alla costruzione di una Centrale Idroelettrica sul Fiume Mincio a Pozzolo (MN), auspicando vivamente che questo progetto non venga mai realizzato.

Da un anno e mezzo la mia famiglia ed io ci stiamo battendo contro la costruzione di una centrale idroelettrica che una ditta privata ha in progetto di realizzare non lontano dalla nostra abitazione, in riva al fiume Mincio, in località Pozzolo (comune di Marmirolo, MN).
Il sito interessato dal progetto si trova nei pressi della passerella ciclopedonale dei mulini, lungo la pista ciclabile Mantova-Peschiera che fa parte del progetto europeo della ciclovia Eurovelo 7, che dalla Norvegia raggiunge Malta, percorsa ogni anno da migliaia di persone. In questo punto del fiume si trovano gli antichi Mulini di Volta, di proprietà della mia famiglia, e il Chiosco dei Mulini, un punto ristoro; da qui parte il Percorso naturalistico ciclopedonale dai Molini di Volta lungo il Mincio al centro storico di Volta Mantovana.
Dopo il diniego al primo progetto (27/06/2014), pensavamo fosse finita. Invece, la ditta HPE di Caprino Veronese fin dal 27 giugno si è mossa per provare di nuovo ad ottenere l’autorizzazione a costruire.
Attualmente È GIÀ IN CORSO UN SECONDO PROCEDIMENTO. A metà ottobre 2014, infatti, la ditta ha depositato un secondo progetto, leggermente modificato rispetto al primo, che dovrebbe passare attraverso la piattaforma informatica “MUTA”. Sinceramente non ho capito se stia seguendo l’iter normale per questa proceduta; in ogni caso c’è stata una conferenza dei servizi e sicuramente ci sarà la seconda, probabilmente quella conclusiva.
Nella sostanza il secondo progetto non differisce molto dal primo; anzi credo che si possa dire che il progetto formalmente è lo stesso. La gran parte dell’impianto continua a trovarsi sulla sponda destra del fiume (e non in sponda sinistra, come erroneamente riportato in alcuni testi). Le modifiche principali sono le seguenti: la cabina MT è stata spostata sulla sponda sinistra (e di conseguenza la linea verrebbe interrata accanto alla pista ciclabile); l’impianto è stato stretto di pochi metri in sponda destra ma sulla sinistra è stata aggiunta la scala di risalita dei pesci, un manufatto in cemento lungo circa 45 m; l’area di cantiere è stata spostata sulla sponda pozzolese, alla ricerca di qualcuno che fosse disposto a concedere il proprio terreno (non è chiaro come il cantiere possa non interessare la sponda destra sulla quale vengono realizzate le opere).
Il progetto prevede 100 m di lunghezza, circa 20-25 m di larghezza a cui vanno aggiunti la traversa e la scala dei pesci in sponda sinistra, oltre 2 m fuori terra e 10 interrati, cui si aggiungono i diaframmi di fondazione, 8.700 m3 di terra asportata, circa 8.000 m3 di cemento e 590.000 kg di ferro d’armatura.
La ditta proponente ha chiesto di ridurre drasticamente il flusso idrico del ramo secondario che arriva ai mulini: vorrebbero farlo passare dagli attuali 7,5 metri cubi al secondo a 0,5 (portate calcolate dalla ditta stessa). Ciò provocherebbe rischi di impaludamento e un danno biologico a questo tratto di fiume, nonché la perdita del valore identitario dei mulini quali edifici legati al fiume. Inoltre, i due salti presenti oggi sul ramo principale del Mincio verrebbero trasformati in uno solo, costituito da una traversa funzionale all’attività della centrale.
Va detto però che il parere espresso dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Brescia, Cremona e Mantova nel corso del primo procedimento non era contrario soltanto al progetto in sé, ma sostanzialmente dichiarava il luogo inadatto ad ospitare un impianto di produzione energetica.
LA PRIMA CONFERENZA DEI SERVIZI DELL’ATTUALE PROCEDIMENTO SI È TENUTA IL 19/12/2014 in Provincia di Mantova (Sala Corazzieri, in via Principe Amedeo 32).
L’atmosfera era molto tesa.
La conferenza si è conclusa con la richiesta di numerose integrazioni alla ditta proponente.
L’unico ente che ha espresso un parere è stato il Parco del Mincio, che ha ribadito il diniego alla costruzione.
La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici, il cui diniego era stato forte e decisivo nel primo procedimento, non ha ancora pronunciato il suo parere e spero confermerà quanto espresso nel primo procedimento.
In occasione della prima conferenza dei servizi del nuovo procedimento (19/12/2014), il WWF ha presentato una memoria a firma del Dott. Geologo Gianbattista Del Pero, che allego.
La ditta avrà 30 giorni per presentare le integrazioni dal giorno in cui riceverà la richiesta ufficiale. Al momento siamo in attesa di ricevere dalla Provincia il verbale ufficiale della prima Cds, e che poi venga convocata la seconda. Dunque i tempi sono stretti.
Il procedimento relativo al nuovo progetto consegnato a metà ottobre 2014 dovrebbe chiudersi entro 90 giorni.
Ho l’impressione che si cerchi di anteporre il tema degli interventi di mitigazione, o presunti tali, al progetto, in modo da non parlare dell’impatto che lo stesso avrebbe sul sito ed evitando di rispondere a domande riguardo la reale utilità dell’impianto e all’opportunità di costruirlo in quel luogo.
Dell’impatto negativo del microidroelettrico sulla salute dei fiumi e della natura è convinto anche il CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale – associazione tecnico-scientifica senza fini di lucro fondata nel 1999 per alimentare il dibattito sulla riqualificazione degli ecosistemi fluviali e promuovere criteri di maggiore sostenibilità nella gestione dei corsi d’acqua), che ha recentemente presentato uno studio intitolato «L’energia “verde” che fa male ai fiumi». Il documento è stato presentato in conferenza stampa a Montecitorio lo scorso 28 ottobre, e si può scaricare da questo link: http://www.cirf.org/italian/menu1/attivita/news/dossier_idroelettrico_conferenzastampa.html
Al dossier si aggiunge l’«Appello nazionale per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico», firmato da numerose associazioni che insieme contano oltre un milione di iscritti (fra queste WWF, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, CAI Lombardia).
Questo studio vuole essere uno strumento tecnico per quanti si trovano a difendere l’ambiente naturale a livello locale.
Fra le altre cose nell’appello viene chiesto che «venga messo in discussione l’articolato normativo secondo il quale le opere per la realizzazione degli impianti idroelettrici, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti» (pag. 39).
In sostanza lo studio sostiene che il proliferare degli impianti idroelettrici sia dovuto al meccanismo di incentivazione e che, senza di esso, la quasi totalità degli impianti non sarebbe economicamente sostenibile. Inoltre denuncia l’inutilità della maggior parte degli impianti a livello ambientale perché i danni che producono, contravvenendo alla Direttiva Quadro sulle Acque, sono maggiori dei tanto pubblicizzati vantaggi.
Siamo venuti a conoscenza del primo progetto nel febbraio 2013, quando uno dei due responsabili della ditta HPE di Caprino Veronese è venuto a chiederci se volessimo della legna per il forno, pensando fossimo i gestori della pizzeria Vecchio Mulino, creata da nostro nonno negli anni ’60. Il signor Vianini si presentò dicendo che nei mesi successivi avrebbero tagliato degli alberi per costruire una centrale idroelettrica lì vicino. Nessuno degli enti ci aveva informato, malgrado la procedura fosse iniziata nel 2009.
Da allora abbiamo cercato informazioni e consultato tecnici, e siamo giunti alla conclusione che porta un simile impianto non potrebbe che portare un danno all’ambiente naturale del fiume, già gravemente danneggiato dai lavori di canalizzazione realizzati negli anni cinquanta sul tratto che da Peschiera del Garda arriva alla passerella ciclopedonale a monte di Pozzolo.
Proprio nel febbraio 2013 la ditta ha ottenuto la concessione idrica, che detiene tutt’ora, cui purtroppo non abbiamo avuto modo di opporci proprio perché ignari (concessione trentennale per derivare acqua per la portata media pari a moduli 362,10 (l/s 36.210) e massima pari a moduli 500,00 (l/s 50.000) atta a produrre, su un salto di 2,80 m, la potenza nominale di 994,00 kW).
Nel settembre dello stesso anno è stato consegnato il primo progetto esecutivo, che ha poi ottenuto il diniego all’autorizzazione unica nel giugno 2014.
Il 20 febbraio 2014 si è tenuta la prima conferenza dei servizi in Provincia di Mantova. Noi abbiamo partecipato, insieme al Professor Crosato, Presidente del Comitato per il Parco delle Colline Moreniche del Garda, all’associazione la Luna nel Pozzo di Pozzolo, al gestore del chiosco dei mulini, al legale del gestore dell’agriturismo Villa dei Mulini. Era presente anche la ditta proponente.
Gli enti coinvolti nell’iter autorizzativo non erano tutti presenti; alcuni di questi si sono limitati ad inviare il loro parere.
La maggior parte degli enti coinvolti (Commissione paesaggio della Provincia, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Brescia, Cremona e Mantova, Parco Regionale del Mincio, AIPO fra gli altri), hanno espresso parere negativo, così, in mancanza di modifiche rilevanti al progetto, la Provincia ha dato il diniego a costruire in occasione della seconda conferenza di servizi tenutasi il 27 giungo 2014.
Oserei dire che nel procedimento concluso il parere negativo della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici sia stato determinante.
Purtroppo, però, la concessione idrica rilasciata alla ditta HPE resta valida malgrado il diniego al primo progetto. E il fatto che le sia stata concessa mostra come gli enti prendano in considerazione la possibilità di realizzare un simile impianto in un’area così sensibile del Parco, nonostante il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco del Mincio preveda rigide tutele.
Pensavamo fosse finita. Invece, fin dal 27 giugno la ditta HPE si è mossa per ripresentare il progetto, cosa che ha fatto nel ottobre 2014. Al momento la situazione è quella che le ho raccontato all’inizio della mia lettera.
Gli interessi in ballo sono molti e i soldi anche: un investimento iniziale di circa 6 milioni di euro, ne frutterebbe oltre 16 nei primi vent’anni. Temiamo che gli interessi economici prevalgano a discapito del valore naturalistico del territorio e della sua tutela, come troppe volte succede in Italia.
Temiamo che nonostante tutte le energie che abbiamo dedicato a proteggere il parco, il fiume e l’ambiente naturale di questa zona, che ha un valore storico-identitario per le vicende che lo hanno caratterizzato nei secoli e di cui godono gli abitanti della zona e le centinaia di turisti che la visitano, vadano perse senza risultato.
Costruire nell’alveo del fiume un impianto nuovo, e per di più di dimensioni notevoli, quando non lontano dal sito interessato ci sono altri impianti vecchi in disuso o che non funzionano a pieno regime per varie ragioni, sembra un’assurdità.
Quantomeno lo sembra a livello di pubblica utilità.
La nostra idea di fondo è che gli enti preposti, in particolare regioni e province, dovrebbero innanzitutto esaminare le reali necessità energetiche di ciascuna provincia ed eseguire una mappatura dei luoghi idonei a ospitare impianti di produzione di energia da fonti cosiddette rinnovabili, prima di lasciare che i privati cannibalizzino il territorio, in questo caso un’area protetta e di interesse pubblico ai sensi di legge, per puro interesse speculativo.
Ci auguravamo che la pubblicazione del PEAR Lombardia (Piano Energetico Ambientale Regionale) potesse frenare la distruzione dell’ambiente e dei siti di interesse naturalistico, ma il testo pubblicato nel mese di ottobre (la fase di consultazione pubblicasi chiuderà il 15 gennaio 2014) non sembra tutelare adeguatamente il territorio e, a nostro parere, presenta numerose lacune per quanto riguarda l’individuazione dei siti non idonei.
Relativamente all’idroelettrico, ho l’impressione che il PEAR vada in una direzione molto diversa, se non opposta, rispetto allo studio del CIRF.
In una città e in un territorio come quelli di Mantova, interessati non solo da un SIN (Sito di interesse nazionale) ma anche da tanti altri problemi ambientali, sarebbe necessaria una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica ad ampio raggio sul tema dell’ambiente, che riesca ad avere una risonanza tale che questi progetti sconsiderati non passino inosservati.
Si parla molto del rilancio e della valorizzazione della città di Mantova e del suo territorio anche attraverso la riqualificazione e il recupero del fiume Mincio. Mi chiedo se il progetto in questione sia un intervento che va in questa direzione o in quella opposta. La Direttiva Quadro sulle Acque fissa degli obiettivi chiari per la difesa dei corsi d’acqua; il Mincio riuscirà a raggiungerli?
Da gennaio 2014 a marzo 2014 abbiamo portato avanti, insieme ad altri abitanti della zona, una raccolta firme per chiedere alla Provincia di Mantova, responsabile del procedimento, di non autorizzare la costruzione.
Durante la prima conferenza di servizi relativa al primo progetto, tenutasi presso la sede della Provincia il 20-02-2014, abbiamo presentato più di 1700 firme, raccolte nei comuni di Volta Mantovana, Marmirolo, Goito e altri paesi della zona, oltre che a Mantova e tramite internet. Successivamente, entro il mese di marzo, abbiamo superato le 2000 firme.
La petizione è anche on line: https://www.change.org/it/petizioni/provincia-mantova-no-alla-centrale-idroelettrica-sul-mincio-sopra-pozzolo
Abbiamo aperto una pagina facebook per diffondere l’iniziativa: https://www.facebook.com/pages/No-centrale-sul-Mincio/1437534063144644

La nostra Associazione è sicuramente a fianco di tutta la famiglia Angelini per la tutela naturalistica del territorio bagnato dal Fiume Mincio. Molto spesso l’interesse privato di pochi agisce a discapito del bene comune, della collettività e del nostro territorio. Davanti a questa situazione possiamo e dobbiamo dire basta perchè i progetti a danno dei flussi idrici e delle attività storiche devono essere impediti.

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