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Milano, lo scandalo di “Comunopoli”

Arrestati funzionari per corruzione

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Tangentopoli. Lì dove tutto è iniziato… si ricomincia. Con un nuovo capitolo, che comunque, stavolta, non riguarda la realtà politica nazionale.

È un affaire, infatti, tutto interno al municipio di Milano quello messo a nudo dalla Guardia di Finanza all’inizio di questa settimana, quando per due funzionari del Comune meneghino e un loro ex collega sono scattate le manette. Luigi Mario Grillone, Giuseppe Amoroso, Angelo Russo: insieme all’imprenditore Marco Volpi, arretato anch’egli, costituivano i “quattro moschettieri” di Professione edilizia srl, una società dal 2012 sulla cresta dell’onda in fatto di aggiudicazione degli appalti. Anzi, monopolista assoluta. Per tutti accuse pesanti e variegate, nell’ambito di un’inchiesta che riguarda appalti per la manutenzione di scuole e alloggi di edilizia popolare: associazione a delinquere, corruzione, truffa.

Amoroso e Russo sono i due funzionari ancora in servizio al momento dell’arresto, Grillone, invece, quello che non era più dentro Palazzo Marino ma solo fisicamente: dentro gli ingranaggi di un business che fioriva senza ostacoli, infatti, era ben presente. Presentissimo.

Trentadue lingotti d’oro, ciascun pezzo pari a un valore di trentaduemila euro. Oltre a cinquecentoventimila euro in denaro contante, diciannove orologi di marca e più di centoventi oggetti di alta gioielleria e oreficeria. È questo l’ingente tesoretto che i finanzieri hanno trovato nelle perquisizioni compiute tra le case e le cassette di sicurezza dei quattro arrestati.

Come avevano fatto, i tre dipendenti (ormai tutti ex, e non solo Grillone), a mettere insieme una tale fortuna in meno di un quinquennio? Il loro sistema d’affari si fondava, potremmo dire, su due pilastri. In primis la “seduzione”, attraverso regali di varia natura, dei piani alti del Comune in materia appaltistica: in questo li aiutava indubbiamente il fatto di essere interni a Palazzo Marino, ma soprattutto il poter contare sulla regia di Grillone, che era già da solo un ras degli appalti in entrata e in uscita dal Comune. In secondo luogo  la “spartizione consociativa” degli appalti più lucrosi con altre aziende complici, ma sarebbe meglio dire succubi, dal momento che quasi sempre la fetta più sostanziosa della torta andava alla cricca. Tant'è che nella rete degli indagati sono finiti anche altri quattro dipendenti comunali, sette imprenditori e due avvocati

Tutti hanno le loro società, il 90% dei dirigenti pubblici ha il doppio lavoroed io non voglio paletti!” “Sono in una situazione in cui posso fare quello che voglio, timbro il cartellino la sera e ritorno la mattina, e nessuno mi dice niente!” Così parlava, con feroce franchezza, Giuseppe Amoroso in due stralci di conversazioni telefoniche. Fare quello che si vuole, e inoltre disporre di denaro, ricchezze, yacht, Porsche Cayenne, barche e belle donne. Riaffiora alla mente, con tenerezza, il ricordo di Akakaij Akakievič, il personaggio di dipendente pubblico tratteggiato da Gogol'  in un famoso racconto: tornato  a casa dopo esser passato dal sarto che gli stava cucendo un nuovo cappotto, egli si stese sul letto e “per cinque minuti della vita stette immobile in quella posizione, a fare un po’ il sibarita”. I suoi colleghi italiani di qualche secolo dopo i sibariti avrebbero voluto farlo per il resto dei loro giorni, e per di più cercando anche di mantenere in pubblico, ipocritamente, un basso profilo.

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