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Io sono Malala: la lotta di un'adolescente contro i talebani

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“Io sono Malala”, un libro scritto da Malala Yousafzai e la giornalista Christina Lamb.

“Se una donna dice di voler la propria indipendenza, la gente pensa che non voglia più obbedire al padre, ai fratelli o al marito. Ma non è questo il significato della parola indipendenza: significa che vogliamo prendere da sole le decisioni che ci riguardano, che vogliamo essere libere di andare a scuola o al lavoro.”

Lei è Malala una ragazza che all’età di 11 anni decide di descrivere la vita sotto i talebani su un blog in urdu della BBC: una tastiera che diventa un strumento per la sua campagna universale per il diritto all’istruzione. Un premio Nobel per una giovane donna, che fin da subito ha dovuto abbandonare i panni dell’infanzia e inforcare la vita degli adulti.

Nel libro Malala, insieme alla giornalista, descrive la sua vita con i talebani, come questi tappino le ali della libertà, infiltrandosi in qualunque aspetto della vita quotidiana. Malala riesce a fotografare il terrore che le persone vivono giorno dopo giorno, quando la terra la senti tremare, in senso materiale e metaforico, e quando resta ben poco, se non pregare. La voce di Malala è così tuonante che i talebani non possono ignorarla e decidono di ucciderla.

L’aspetto che risalta nel libro è anche il silenzio/assenso che caratterizza questa comunità: non sono solo i talebani a non sopportarla, ma anche coloro legati alla tradizione in maniera del tutto ottusa, quelle persone che non riescono a leggere fuori dalle righe e che la consideravano diversa.

Non è un racconto di fantascienza, ma una storia vera, nuda e cruda di ciò che i pakistani hanno dovuto subire e cosa devono subire ancora. E soprattutto il libro è in grado di dare importanza alle cose quotidiane che noi diamo, molto spesso, per scontato, come l’istruzione.

 

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