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Giada Russo, il volto dolce del pattinaggio

"Sul ghiaccio mi sento libera e torno ai campionati nazionali per dare il massimo"

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Occhi e capelli castani in un viso dolce, acceso da un sorriso giovane e fresco. E’ il ritratto della campionessa della porta accanto: Giada Russo, 18 anni, torinese doc, atleta dell’Ice Club Torino ASD e studentessa all’ultimo anno del liceo psicopedagogico. Una vita divisa tra la scuola e gli allenamenti, fatta di impegno e passioni: il pattinaggio, in primis, poi lo studio e, nel poco tempo libero a disposizione, il cinema, lo shopping, le letture, gli amici e magari qualche partita a carte. La reginetta del ghiaccio azzurro, allenata da Claudia Masoero e Edoardo De Bernardis, ha vinto la sua prima gara ad appena 4 anni.

Campionessa nazionale junior, un bronzo alla International Challenge Cup e un oro alla Coupe du Printemps nella stagione 2011-2012. Poi il debutto tra i senior, ad appena 15 anni (perché le caratteristiche “da grandi” che la Federazione richiede per il passaggio di categoria Giada le aveva già tutte), ancora medaglie in giro per il mondo, e infine la nazionale. Un sogno che si è avverato per la flower di Torino 2006, “una ragazza normalissima”, come lei stessa ama definirsi, ma dalle grandi potenzialità, di quelle che hanno avuto l’onore di salire sul gradino più basso del podio mentre Valentina Marchei e Carolina Kostner si prendevano l’argento e l’oro.

Aveva 3 anni e mezzo, Giada, quando i genitori le hanno messo i pattini ai piedi e l’hanno portata a pattinare con loro, una domenica mattina. Inevitabilmente, è stato subito amore ed è sfociato, gradualmente e in modo del tutto naturale, nella voglia di continuare, di fare del ghiaccio la propria strada. Conosciamola un po’ meglio...

I pattinatori e le pattinatrici di riferimento? Gli idoli, di ieri e di oggi. E i programmi più belli mai visti…

Fin da piccola il mio idolo è stata Carolina Kostner, per la sua eleganza, per il suo modo di fare e per le emozioni che trasmette quando è in pista. Oltre a Carolina, ho sempre ammirato Plushenko, Evan Lysacek, Mao Asada, Yuna Kim, Lambiel. I programmi che mi sono piaciuti di più sono l’Ave Maria di Carolina, il Padrino di Plushenko e lo 007 di Yuna Kim.

Parliamo della nuova stagione agonistica, della Merano Cup e della Cup of Nice. Bilanci di quelle gare e obiettivi di quest’anno?

La Cup of Nice è stata la prima gara della stagione, dove ho presentato i nuovi programmi: Big Spender per il corto e Red Violin per il lungo. Ho ricevuto molti complimenti per le coreografie, e questo mi ha incoraggiata; invece, per la parte tecnica, essendo a inizio stagione, non ero ancora nel pieno della forma e quindi mi sono ripromessa di fare meglio nel seguito delle gare. Alla Merano Cup è andata ancora meglio, e spero di continuare così.

Tra poco ( dal 17 al 19 dicembre) si disputeranno i campionati nazionali, che l’hanno scorso ti sei aggiudicata. Che ricordo hai del momento in cui hai capito di avercela fatta?

È stato bellissimo e inaspettato, perché avevo solo 17 anni e non ero la favorita. Ho cercato di portare al meglio i miei programmi e di mantenere la tranquillità necessaria. Le emozioni sono state molto forti e indescrivibili. Ci torno per gareggiare con lo spirito sereno di chi ha lavorato e continua a lavorare sodo, e con l'obiettivo di dare il massimo.

Anche precedentemente eri salita sul podio, conquistando un bronzo alle spalle delle due “regine”: Carolina e Valentina. Cos’hai pensato in quel momento?

Avevo solo 15 anni ed era la mia prima stagione in Senior. È stato bellissimo, e ho pensato di essere stata fortunata a salire sul podio con due campionesse di quel calibro.

Chi ti ha trasmesso questo grande amore per l’ice skating e qual è la cosa che più ami di questo sport?

Sicuramente mamma e papà. Mi hanno fatta avvicinare al pattinaggio, che tra l’altro li ha fatti incontrare, e poi mi sono appassionata lavorando giorno dopo giorno. È uno sport bellissimo, che concilia forza ed eleganza. E’ faticoso, ma regala emozioni infinite. Quando sono sul ghiaccio mi sento libera, e riesco a esprimere tutta me stessa.

Torniamo ai nuovi programmi. Chi ha scelto le musiche e quanto c’è di tuo?

Il corto lo ha scelto Edoardo de Bernardis, che oltre ad essere il mio allenatore è anche il mio coreografo. Il lungo l’avevo ascoltato qualche anno fa, mi era piaciuto, e quest’anno ci è sembrato il momento giusto per prepararlo. Sono due programmi molto diversi, nel corto devo essere spregiudicata e accattivante, mentre nel libero interpreto una parte molto più intensa e travagliata. Entrambi i programmi mi piacciono tantissimo, li ho lavorati molto in sala danza e li sento miei.

L’Axel è sempre stato il tuo salto preferito. Cosa ti manca, invece, ancora per diventare solida e sicura sul ghiaccio?

Devo acquisire ancora più sicurezza sugli elementi nuovi che sto provando, alcuni tripli nuovi che sto inserendo nei programmi e che, come tutti gli elementi, richiedono tempo per essere consolidati.

L’esperienza ai mondiali di Shanghai…

Bellissima, e spero di poterla ripetere. Essendo la prima volta in una competizione di questo tipo, ho provato molta emozione a gareggiare con campioni di grosso calibro e sono contenta di essere riuscita a qualificarmi per il programma lungo.

Cos’è per te il pattinaggio e quanto e cosa saresti disposta a cambiare e a sacrificare pur di crescere come desideri?

Il pattinaggio è la mia vita, la mia passione e non potrei farne a meno. I sacrifici che faccio non mi pesano perché ho troppo amore verso questo sport. Guardati metaforicamente intorno per un attimo.

Dalle russe giovanissime e agguerrite al punto da sembrare quasi aliene a chi, come Amodio, dice addio perché riconosce i propri limiti. Cosa sta succedendo al mondo del pattinaggio?

La ricerca esasperata dei propri limiti a volte porta a perdere di vista il piacere puro di pattinare per se stessi, prima che per i giudici o per il pubblico. Bisogna darsi tempo per raggiungere i traguardi che ci si prefigge e vedere le sconfitte come un momento di crescita.

Tra 10 anni? Ancora sul ghiaccio con tante medaglie al collo o nella vita bisogna inseguire anche altri sogni?

Il sogno di ogni atleta è quello di poter partecipare almeno una volta alle Olimpiadi, ed è anche il mio sogno. Ma accanto a questo, ci sono quelli di tutte le ragazze della mia età: un lavoro e una bella famiglia.

 

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