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Le sindache coraggio: Carmela Lanzetta

Storia di donne che combattono la criminalità

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C’erano una volta quattro “Sindache Coraggio” e ci sono ancora, due di loro non ricoprono più questa carica, ma restano comunque donne coraggiose impegnate a far si che  il sud imbocchi la strada giusta.  
Sono Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace, Elisabetta Tripodi sindaca di Rosarno, Lucia Chessa sindaca di Austis in provincia di Nuoro, Carolina Girasole sindaca di Isola Capo Rizzuto provincia di Crotone.
Sono state intervistate da grandi giornalisti italiani ed europei, vilipese, offese, osannate e incoraggiate ma sono state mai veramente aiutate? Questa domanda è destinata a rimanere sospesa  e alcune di loro hanno già risposto.
Andiamo con ordine. Iniziamo con Carmela Lanzetta. Una donna  minuta e mite ma estremamente decisa grazie alla sua forza, ad amministrare nel rispetto delle regole la Locride, un territorio difficile  fagocitato dalle cosche dell’andrangheta.  Una donna comune ma tanto speciale da mettere in pericolo la sua vita pur di raggiungere il suo scopo: legalità, regole e trasparenza anche nella sua Calabria. 
La sua avventura politica inizia nel 2006 a Monasterace. Farmacista, moglie e mamma, proveniente dalla società civile si  lancia con il coraggio dei neofiti  nelle fila del Pd alla guida di questa zona disperata composta da 42 comuni compressi tra la montagna e il mare. Le zone marine devastate dalla speculazione e le zone montate vuote e povere.
Durante un incontro che si è svolto a Firenze un anno fa, la sindaca Lanzetta  coraggiosamente affermava  “Io ogni mattina quando faccio il conto con le mie debolezze mi ripeto: tante debolezze fanno una forza. Si perché mi sento vulnerabile, in certi momenti fragile, ma vado avanti convinta di non fare niente di eccezionale, di non essere un’eroina perché  il rispetto delle regole dovrebbe essere la regola . Io insisto continuamente e produco tanti regolamenti comunali, perché le regole significano giustizia e giustizia significa eguaglianza”.
Cerca con la forza delle regole di apportare migliorie e un nuovo modo di affrontare la cosa pubblica, ma il suo operato dà fastidio. Iniziano una serie di minacce e atti intimidatori nei suoi confronti :  la sua farmacia viene bruciata, tanto che deve ricorrere alla protezione di una scorta.  Tre ragazzi che saranno i suoi angeli custodi con i quali instaura un rapporto di grande amicizia e rispetto tanto da centellinare ogni sua  minima esigenza , perché Maria Carmela Lanzetta  non vuole a andare  dal parrucchiere  o comprarsi degli abiti , diritto di ogni essere umano, per non tediare questi  giovani amici con le sue frivolezze. 

Durante il suo secondo  mandato accade  il secondo atto violento: vengono sparati tre colpi di pistola alla sua auto. Si sente sola  e in pericolo. Nell’aprile del  2012 rassegna le dimissioni poi ritirate “Ho desistito e sono rimasta perché ho sentito di essere un pezzo di stato a Monasterace, ed è prevalso il senso di responsabilità” dichiarerà successivamente .Prosegue ancora con coraggio ma la solitudine  e i continui attacchi delle stesse persone che hanno fatto parte delle sue liste non  aiutano sicuramente.
Nonostante la visita dell’allora segretario PD Gianluigi Bersani Maria Carmela Lanzetta arriverà a lasciare nel luglio di quest’anno . La goccia che fa traboccare il vaso è il voto contrario dell'assessore Clelia Raspa alla proposta del comune di  costituirsi parte civile in un processo che vede coinvolto l'ex tecnico del comune e altre due persone (una delle quali imparentata con il clan Ruga) .
Scrive una lettera alla presidente della camera Laura Boldrini :  "Ora basta, non ce la faccio più. Sono stanca e delusa. Delusa dalla politica, da chi potrebbe fare molto e pensa solo alle strategie invece che ai problemi della gente. Non si può andare avanti così, schiacciati tra le parole vuote delle istituzioni e la 'ndrangheta".

Ancora oggi Maria Carmela Lanzetta, vive sotto scorta, ha lasciato la sua carica da Sindaca ma non certo l’impegno per una Calabria migliore, forte il suo impegno  per la salvaguardia dei beni culturali troppo spesso sacrificati a logiche criminali.

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